Una cesta, con mascherine gratuite accanto alle vetrine. Banchi di scuola distanziati. Smartworking prolungato. La Germania esce anche così – con gradualità – dal suo lockdown, dopo 6 settimane e 6mila morti. Riaprono chiese e musei, consentite anche piccole manifestazioni e ci si interroga sul calcio a porte chiuse. Anche a Berlino, il dibattito è acceso sui tempi e modi della fase2. Si registra qualche protesta e pure minacce ad un virologo. In tanti – come l'influente presidente della Camera, Wolfang Schaeuble – criticano poi la scelta della cancelliera Angela Merkel di anteporre a tutto la tutela della salute. Un sondaggio rivela che il 20% dei tedeschi teme infatti di perdere il lavoro. Tra le industrie più in crisi quella della movida berlinese. "Forse fino al 2021 non potremo organizzare nulla, ma noi siamo una delle anime della città", ci racconta il gestore di uno dei club, accusato di essere allarmista, quando – dopo che la mamma si era ammalata di coronavirus - sollecitava la chiusura dei locali. "La Germania non ha avuto l'immagine della morte e del dolore, come in Italia, per questo – riflette- l'emergenza è stata vissuta in modo diverso". Nel dibattito pubblico, ci si interroga anche sull'ipotesi di uno smartworking volontario e prolungato anche dopo l'emergenza, mentre – dopo la freddezza iniziale – anche nell' opinione pubblica è aumentata la predisposizione alla solidarietà finanziaria dell'Ue verso Paesi più colpiti, come l'Italia.