Senza il talento della traduttrice laureata quest’anno del premio speciale, probabilmente le voci di Aleksandar Hemon, Martin Amis, Sally Rooney, Miriam Toews e Cormac Mc Carthy non sarebbero arrivate al pubblico italofono con la stessa intensità e incidenza. Maurizia Balmelli, classe 1970, nata a Locarno e ora a Parigi, ha tradotto tra i più grandi narratori del nostro secolo, angolofoni e francofoni. Sue le traduzioni di Fred Vargas, Le Clezio, Emmanuèle Carrère, Yasmina Reza e Noëlle Revaz, quest’ultima le varrà il premio Terra Nova 2014 della fondazione Schiller per Rapport aux bêtes. Il suo lavoro ha contribuito a ampliare gli orizzonti della nostra lingua e a far parlare italiano la letteratura contemporanea. Un vero e proprio lavoro d’artigiano, finissimo e delicato, per il quale quasi ci vuole l’orecchio assoluto. Sì perché riuscire a trasportare in un'altra lingua, quindi un'altra cultura e un’altra costruzione sintattica, la stessa percezione del ritmo e la misura dell’originale, non è certo gioco da ragazzi. Un’alchimia, una capacità di sentire e poi riformulare, che la Balmelli mette in atto ogni volta con grande passione.