Trasformarci per divenire sempre più noi stessi, per dare forma al nostro daimon interiore. Non è forse lo scopo principale della nostra vita? Certo è che un cambiamento interiore può prendere vie insolite e può farci trasformare in un (finto) cadavere (Andrea Camilleri), un gigantesco insetto (Franz Kafka), ma può anche farci cambiare sesso (Virginia Woolf) o diventare un burattino (Collodi). Ma ci sono anche trasformazioni interiori ancora più macroscopiche, come è il caso dell'Innominato (Manzoni) o di Katja (Tolstoj). E se realizzare se stessi implicasse anche assumere su di sé non solo il proprio destino, ma anche l'eredità genetica e culturale di chi ci ha preceduto (Magrelli)? Sia come sia, è bene ricordare quanto ha scritto Nietzsche: "il serpente che non può cambiare la sua pelle è destinato a morire". Ora a voi la scelta.